Università degli Studi di Udine

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Egemonia e consenso. Ideologie visive nell’arte italiana del secondo Novecento

Egemonia e consenso. Ideologie visive nell’arte italiana del secondo Novecento

Finanziatore: Università degli Studi di Udine
Responsabile scientifico:
prof. Alessandro Del Puppo

Egemonia e consenso. Ideologie visive nell'arte italiana del secondo Novecento

Questo progetto di ricerca si propone come la continuazione ideale degli studi pubblicati su “Modernità e nazione” (Quodlibet, 2013) e mira a una ricostruzione di alcuni eventi cruciali nella ridefinizione del rapporto tra produzione artistica e ideologie nell’Italia del Novecento.
Gli estremi cronologici prescelti abbracciano oltre trent’anni di storia italiana e tre generazioni di autori, nell’ipotesi di una continuità di fenomeni pre e post bellici.

In particolare, si individuano i seguenti cinque snodi tematici corrispondenti ad altrettante date nella storia italiana del Novecento.

  • 1944 – La ricerca di una terza via. Ignazio Silone e Clement Greenberg: nel 1939 Clement Greenberg incontra a Zurigo Ignazio Silone. Lo intervista per la Partisan Review, e si impegna inutilmente per farlo espatriare negli Stati Uniti. Alcuni anni dopo Silone utilizza una parte del testo di Avantgarde and Kitsch di Greenberg per un suo articolo, al limite del plagio. Lo studio dei materiali archivistici presso l’archivio Silone e presso la Fondazione Turati contribuirà a definire il quadro d’insieme.
  • 1950 – Formalismo astratto: s’intende studiare il difficile riposizionamento, sia sul piano critico che su quello pittorico, di Corrado Cagli, rientrato in Italia insieme alle truppe americane dopo l’esilio a seguito delle leggi razziali. Le difficoltà a imporre, in un’Italia stretta nella polemica con la linea realista difesa da Togliatti, un formalismo che si confronta con le figure del mito (anche nell’intreccio con il formidabile programma editoriale della Collana viola Einaudi, che costituisce una sorta di basso continuo).
  • 1960 – Burri e Guttuso: È necessario avviare finalmente un confronto tra i due più grandi e importanti pittori del secondo Novecento italiano, divisi su tutto: dall’orientamento ideologico alle predilezioni stilistiche, ma con una comune radice nell’esercizio della pittura e nel rispetto di alcune sue costanti.
  • 1975 – Pasolini e Warhol: nel 1975 Pier Paolo Pasolini scrisse la presentazione per un’importante mostra di Andy Warhol, “Ladies and Gentlemen”. Fu la sua ultima occasione per ragionare di arte, omosessualità e travestitismo. Qui s’impone la ricostruzione degli eventi che portarono all’indiretto incontro tra i due, attraverso la filologia dei testi e la ricostituzione della memoria storica dei (pochi) sopravvissuti.
  • 1980 – L’estetica del riflusso: l’esaurimento delle neoavanguardie e della militanza politica determina un nuovo indirizzo, prontamente colto da movimenti di recupero postmoderno della tradizione figurativa, attraverso le forme della citazione, dell’allegoria, dell’anacronismo. S’intende studiare questo passaggio attraverso la ricostruzione del dibattito critico dei primi anni Ottanta, in particolar modo nell’esoeditoria e nelle riviste non specialistiche, ma che hanno ridefinito uno “stile” riconoscibile.