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Modi, memorie e culture della produzione cinematografica italiana (1949–1976)

Modi, memorie e culture della produzione cinematografica italiana (1949–1976)

Finanziatore: MIUR
Responsabile scientifico: prof.ssa Mariapia Comand
Sito ufficiale

Modi, memorie e culture della produzione cinematografica italiana (1949–1976)

 

La domanda che muove la ricerca riguarda la possibilità di uno specifico “Sistema-Italia” nel campo della produzione cinematografica. A tal fine viene osservato un periodo storico, dagli anni Cinquanta ai primi Settanta, tra i più significativi della storia cinematografica nazionale, tuttavia tra i meno approfonditi sul piano industriale e produttivo. Negli anni Cinquanta va infatti delineandosi quell'insieme di tradizioni decennali ad alto contenuto di know-how e creatività oggi noto come “Made in Italy” (Becattini 1998). Tra i Cinquanta e i Sessanta il cinema italiano vive la sua “età dell’oro”, non solo per la crescita quantitativa della produzione nazionale (SIAE), ma per la capacità nel sopravanzare nella quota di mercato – per la prima volta dal dopoguerra nella stagione 1961–62 –, i rivali hollywoodiani (Comand 2010).  È un periodo caratterizzato da straordinario dinamismo, ravvisabile sia nella sperimentazione di nuove tipologie produttive (produzioni cooperative, co-produzioni, ecc.), sia nell’affacciarsi di nuove realtà produttive, sia ancora per l’uscita dal mercato di protagonisti storici della produzione cinematografica.
La fase di ascesa economica si conclude agli inizi dei Settanta, decennio che obbliga il cinema italiano a riposizionarsi nel contesto mediale: il 1976 rappresenta in questo senso un preciso termine ad quem, essendo l’anno della sentenza della Corte costituzionale (n. 202) che, liberalizzando le trasmissioni via etere, avvia uno stravolgimento dell’assetto massmediologico e produttivo.

Date queste premesse, la ricerca vuole occuparsi dello studio dei modi, delle memorie e delle culture della produzione del cinema italiano tra il secondo dopoguerra e la seconda metà degli anni Settanta, più precisamente dal 1949 (legge Andreotti, n. 958) al 1976 (sentenza della Corte costituzionale). L’analisi si concentrerà in particolare su tre segmenti temporali:

  • dal 1949 al 1954, periodo che si caratterizza per l’incremento produttivo conseguente alla legge Andreotti e si conclude con la prima delle cicliche crisi attraversate dal cinema italiano;
  • dal 1958 (fine del centrismo) al 1963 (primo governo Moro), periodo coincidente con una fase produttiva espansiva e con l’allentamento del controllo statale sulla produzione;
  • infine dal 1971 al 1976, vale a dire l'ultima fase di crescita degli incassi dei film nazionali (SIAE).

Stanti tali estremi, il progetto abbraccia un’opzione metodologica mirante – secondo una prospettiva inedita nella storiografia del cinema italiano – all’integrazione di due protocolli investigativi diversi eppure virtuosamente interrelati: quello riguardante i modi della produzione (il riferimento è qui ai Production Studies) e quello relativo alle culture e alle memorie della produzione e del lavoro (seguendo sollecitazioni di provenienza Cultural Studies).
Nel primo caso la ricerca porterà a indagare le dinamiche che modellano il sistema e le possibili tipologie produttive (nazionali, co-produzioni, compartecipazioni, produzioni indipendenti, cooperative, ecc.), ricostruendo sia la cornice istituzionale ufficiale, sia le prassi concrete, qui includendo gli aspetti non ufficiali o le pratiche non ortodosse, tuttavia condivise (per esempio lo scambio tra mondo economico-industriale e politico; gli interessi implicanti differenti settori industriali, per esempio dell’editoria o dell’edilizia, ecc.).
Nel secondo caso il progetto prevede di interrogarsi sulla dimensione pratica del lavoro – l’organizzazione del set, i flussi di lavoro, le dinamiche della contrattazione, ecc. – e sulla “dimensione umana”: comprendendo con quest’ultima espressione le rappresentazioni e le strategie di auto-rappresentazione dei soggetti coinvolti, nella convinzione che i vissuti e la mentalità condivisi dai lavoratori e dagli operatori abbiano svolto un ruolo decisivo all’interno del funzionamento del sistema, ruolo poco o per nulla studiato. In tal modo il progetto permetterà di illuminare la formazione di una o più culture della produzione e delle identità professionali; con un’attenzione alle zone più oscure e “invisibili” del sistema produttivo, alle logiche informali e alle dialettiche tra i livelli, come pure ai soggetti apparentemente marginali (Colombo, Farinotti, Pasquali, 2001), tutti tuttavia elementi decisivi per la comprensione del complesso Sistema-Italia.

Il progetto metterà a disposizione fonti primarie e produrrà testimonianze orali e la generazione di memorie del lavoro sommerse, trascurate, complementari o alternative; e inoltre linee interpretative storico-analitiche (in primis quella inedita in ambito nazionale della Production Culture) suscettibili di aprire e delineare scenari originali per la storia del cinema italiano.