Università degli Studi di Udine

DIpartimento di Studi UManistici
e del patrimonio culturale

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Luca Taddio

Taddio-ritratto

Luca Taddio

Estetica (M-FIL/04)


  • Professore associato
  • Tel: 0432 556258
  • Email: luca.taddio@uniud.it
  • Studio: Palazzo Falconieri, primo piano, stanza 1.3
  • Insegnamenti: Estetica

Luca Taddio

Estetica (M-FIL/04)


  • Professore associato
  • Tel: 0432 556258
  • Email: luca.taddio@uniud.it
  • Studio: Palazzo Falconieri, primo piano, stanza 1.3
  • Insegnamenti: Estetica
Taddio-ritratto

Le mie prime ricerche sono state dedicate allo studio della “fenomenologia” e della “psicologia” della percezione e, in modo ancor più specifico, allo studio della “fenomenologia sperimentale”, disciplina che affonda le sue radici storico-culturali – e specificatamente filosofiche e psicologiche – in autori quali E. Mach, W. James, C. Stumpf, M. Wertheimer, K. Koffka, W. Köhler e W. Metzger, sino ad arrivare alla sua compiuta maturazione nell’opera di Paolo Bozzi, uno dei primi allievi – assieme a Giovanni B. Vicario – dello psicologo e percettologo triestino Gaetano Kanizsa. All’Università di Trieste ho appreso i primi rudimenti di “fenomenologia” grazie alle lezioni di Pier Aldo Rovatti e, alcuni anni dopo, attraverso le lezioni di Giorgio Derossi, ma è stata la “fenomenologia sperimentale” di Bozzi a segnare la mia formazione. Bozzi è stato uno degli ultimi esponenti della tradizione della psicologia della Gestalt: nei miei primi anni di ricerca ho lavorato – sotto la sua supervisione – sulla filosofia della psicologia e, in particolare, sull’analisi critica della Gestalt operata da due autori diversi tra loro come Maurice Merleau-Ponty e Ludwig Wittgenstein. In linea con questa tradizione a cavallo tra filosofia e psicologia, mi sono altresì occupato del rapporto tra “arte” e “percezione” a partire da autori quali Ernst Gombrich e Rudolf Arnheim, anche se è stata l’opera di un pittore – René Magritte – a costituire l’epicentro delle mie prime ricerche. Il focus principale di queste prime indagini teoriche era la natura delle raffigurazioni pittoriche, ossia il modo in cui una “cosa” può “stare per” un’altra, la può raffigurare. Ho completato la formazione presso l’Università di Edimburgo dove ho avuto modo di approfondire il problema della “raffigurazione” attraverso la tradizione dell’estetica analitica. Negli stessi anni in cui studiavo fenomenologia a Trieste, ho avuto modo di seguire a Venezia alcuni corsi di Emanuele Severino: da allora ho continuato a studiare la “filosofia della tecnica” – tema al centro dell’opera di Severino – e, più specificatamente, ho approfondito il rapporto arte-tecnica a partire da autori come Martin Heidegger e Gilbert Simondon. Queste “scorribande teoriche” apparentemente distanti fra loro dedicate alla fenomenologia della percezione e al rapporto arte-tecnica trovano un punto di incontro nel tema del “corpo” che sta al centro dell’indagine sia della tradizione fenomenologica sia degli studi sull’ibridazione dell’uomo con la tecnologia. Quest’ultimo ambito è oggetto delle mie attuali ricerche, incentrate sul rapporto tra arte e post-human.

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