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9 Agosto 2023
Nuovi reperti riemergono dalle acque di Grado
L'attività congiunta dei Carabinieri, della Soprintendenza locale e del DIUM ha consentito il recupero di vasellame databile tra età romana e alto Medioevo
Il prosieguo della collaborazione di lunga data tra i militari del Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri di Udine, la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia di Trieste e il Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale dell’Università di Udine ha portato a una nuova importante scoperta al largo di Grado. Durante un monitoraggio di alcune aree portato avanti lo scorso luglio, in corrispondenza dell’isola gradese di Pampagnola in laguna, sono stati recuperati complessivamente 53 reperti archeologici di diversa provenienza, tra cui due colli di anfora della tipologia Late Roman – diffusa a partire dal V–VI sec. d.C. e caratterizzata da un collo più corto con bordo indistinto e spalla più ampia. Non solo: sono stati identificati due ulteriori colli di anfore vinarie molto più antiche – una denominata Dressel 6, una Dressel 2-4 di Kos, in quanto le prime produzioni sono attestate sull’omonima isola tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. Ancora, si è riusciti a identificare un fondo di ceramica a impasto grezzo con applicati tre distinti piedini che sembra invece collocarsi tra l’epoca tardo-antica e l’alto Medioevo.
Lo scenario sopra descritto ha portato il professor Massimo Capulli del Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale ad avanzare un’ipotesi preliminare secondo la quale, al largo delle coste, vi possano essere due relitti. Ci sarebbe infatti la possibilità di ricondurre i reperti recuperati a due distinti orizzonti cronologici tra loro omogenei e con uno iato di circa tre secoli.
Proseguendo nell’ispezione dei fondali, l’attività meticolosa dei carabinieri subacquei ha consentito di portare in superficie interessanti manufatti “sepolti” anche in laguna. In particolare sono state recuperate alcune anfore, o parti di esse, e frammenti di vasellame, molto vicini tra loro, che si trovavano lungo il canale delle Mee, l’antico viatico fluviale che portava le navi fino ad Aquileia. Il materiale recuperato è stato affidato alla Soprintendenza archeologia, Belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia per la conseguente attività di desalinizzazione, pulizia, catalogazione e restauro, a cui seguiranno ulteriori indagini archeologiche da parte della citata Soprintendenza in collaborazione con l’Università di Udine, finalizzate alla messa in sicurezza e tutela, nonché all’approfondimento storico della funzione di Grado quale principale accesso marittimo per Aquileia.