Quarantena – di Giuseppina Azzarello
Divulgazione
ELZEVIRO – 16 aprile 2020
Quarantena
di Giuseppina Azzarello
Le grandi scoperte hanno spesso una genesi casuale e nascono da situazioni pianificate a scopi diversi: dall’America di Cristoforo Colombo alla penicillina di Alexander Fleming, il quale, tornando in laboratorio da una vacanza, scoprì come gli stafilococchi di una provetta dimenticata aperta erano stati uccisi dalla muffa.
Alcune intuizioni, in particolare, sono nate a casa durante momenti di vita quotidiana: si pensi al teorema di Archimede sui corpi immersi nei liquidi, scoperto durante un bagno casalingo, e alla teoria sulla gravità intuita da Newton durante una passeggiata nel suo giardino di meli.
A metà del ’700 Horace Walpole coniò per questo fenomeno il termine Serendipity, oggi allargato anche alla capacità più generale di trasformare tutte le situazioni in occasioni feconde. Quali migliori tempi di questi per sperimentare una tale facoltà?
Durante questi giorni di reclusione, abbiamo tutti guardato la TV più del solito: innumerevoli volte è stata menzionata la parola „quarantena“, usata attualmente per indicare il periodo di 14 giorni di isolamento per i potenziali contagiati dal COVID-19, con la potenziale conseguenza di generare confusione nel pubblico (14 o 40?).
In questo contesto mi è tornato in mente un bellissimo papiro del II sec. d.C., appartenente all’archivio di un ex legionario romano, Lucius Bellienus Gemellus. Il papiro fu scoperto alla fine dell’800 da B. P. Grenfell e A. S. Hunt nell’oasi egiziana del Fayum. Si tratta di una lettera in cui Gemellus chiede al suo amministratore di comprare dei pesci per festeggiare il ”quattrocentesimo del piccolo“, cioè il suo nipotino, figlio della figlia Gemella.
P.Fay. 113 (Euhemeria, Arsinoite; prima del 14 dicembre 100 d.C.)
Il significato dell’espressione misteriosa fu chiarito dal filologo classico U. von Wilamowitz-Möllendorff che, sulla base di un’opera di Censorinus dedicata al dies natalis, comprese come la parola “quattrocentesimo” venisse impropriamente usata da Gemellus per “quarantesimo”, cioè il giorno in cui si festeggiava la fine del periodo successivo al parto, considerato pericoloso per mamma e bambino.
Come spiegare allora che in un papiro di pochi anni dopo Gemellus torni a chiedere pesce fresco per il nipotino a ridosso della data del “quarantesimo”? Forse anche il nostro veterano, che già appariva confuso tra 400 e 40, ad un certo punto non sa più distinguere tra la festa per il “quarantesimo” e quella per il compleanno…
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