Nell’ambito dei Seminari «Antonio Daniele», promossi dalla sezione di Italianistica del DIUM, la professoressa Marina Marcolini presenterà un intervento dal titolo Rileggere la letteratura al tempo della crisi climatica.

Qui: inizia con questo deittico il componimento che suggella la carriera poetica di Leopardi, La ginestra. È «l’arida schiena / del formidabil monte / sterminator Vesevo» la prospettiva scelta dal poeta per proporre la sua antropologia e la sua idea di poesia: il vulcano, icona della catastrofe, della potenza smisurata delle forze naturali sempre incombenti, è il luogo dove parlare con verità dell’uomo. Un punto d’osservazione dal quale l’umanità e tutte le sue opere appaiono fragili quanto le vite e le costruzioni delle formiche e che perciò impone il rifiuto dell’antropocentrismo religioso, del «forsennato orgoglio» e della fiducia nelle «magnifiche sorti e progressive» della società umana.

Oggi una nuova e ben più terribile catastrofe incombe sulle nostre società iper-tecnologizzate: il global warming. Scenari di disastri ambientali senza precedenti si sovrappongono nel nostro immaginario sul futuro, sempre più minaccioso, all’incubo di una guerra atomica e mondiale; la consapevolezza di vivere sull’orlo di uno spaventoso cratere e la ricerca di vie di salvezza nell’umanizzazione dell’uomo, che ci accomunano a Leopardi, suggeriscono una domanda: è possibile rintracciare nella letteratura di tutti i tempi piste di senso da percorrere per attraversare con coraggio e senza perdersi la complessità caotica e minacciosa del nostro secolo, l’epoca dell’uccisione del futuro? Se sì, c’è una sfida che attende e che può essere raccolta da chi oggi legge, indaga, interpreta e insegna la letteratura.