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17 Giugno 2021

Menzione speciale al Premio Italo Calvino per Antonio Galetta

"La pace sotto gli ulivi", il suo romanzo inedito, gli è valso la segnalazione da parte del Direttivo del premio letterario

Si è tenuta martedì 15 giugno la Cerimonia di premiazione della XXXIV edizione del Premio Italo Calvino, la manifestazione nata poco dopo la scomparsa dello scrittore per iniziativa di Delia Frigessi e di un gruppo di personalità della cultura a lui molto vicine – quali Norberto Bobbio, Natalia Ginzburg, Lalla Romano, Cesare Segre, Massimo Mila – con l'obiettivo di scoprire e promuovere nuovi autori di talento.

Il Direttivo, attualmente composto da Mario Marchetti, Laura Mollea, Franca Cavagnoli, Anna Chiarloni e Carla Sacchi, ha deciso di assegnare una menzione speciale al romanzo La pace sotto gli ulivi di Antonio Galetta, laureando magistrale in Italianistica e allievo della Scuola Superiore dell'Ateneo udinese. Tale menzione viene assegnata a un'opera «che si qualifichi per l'innovazione linguistica e compositiva e trascenda la tradizionale suddivisione dei generi».

L'opera, ancora inedita, racconta anzitutto il viaggio compiuto il 17 settembre 2018 da una giovane programmatrice informatica, Nedia Neri, per brevettare una parola di propria invenzione presso una fantomatica associazione para-linguistica. Per questo motivo piuttosto irrealistico Nedia viaggia verso Sud, verso il limite estremo della Puglia, ma lungo il tragitto si imbatte nella realtà più problematica della regione: caporalato, xylella, paesi svuotati dall'emigrazione. Partendo Nedia lascia a casa un compagno americano, Gaylord Dickinson: alle loro vite si legano quelle di un gran numero di personaggi che permettono di allargare il racconto al mondo globalizzato e alla storia recente dell'Italia e dell'Occidente.

Particolarmente affascinante è risultato l'aspetto dell'esplorazione di linguaggi (da intendersi in senso lato) che il romanzo offre e che si intreccia a una riflessione sulla comunicazione contemporanea – e su come quest'ultima contribuisca a plasmare la nostra realtà. Non a caso, nelle motivazioni ufficiali della menzione, il Direttivo descrive l'opera come un «testo ardimentoso che si immette consapevolmente nel quadro della narrativa postmoderna, torcendola in chiave italiana pur nell'ambizione di dare vita a un romanzo-mondo riflesso della globalità odierna».