Il relitto di Grado 2 (III sec. a.C.) e il ruolo del commercio trasmarino all’alba dell’espansione romana nel Nord Est di Italia
Research
Il relitto di Grado 2 (III sec. a.C.) e il ruolo del commercio trasmarino all’alba dell’espansione romana nel Nord Est di Italia
Responsabile scientifico: Matteo Cadario
Il relitto Grado 2 giace a una profondità di 19 metri, a circa 7 miglia nautiche a largo dalla costa gradese. Sulla scorta delle indagini subacquee fino a oggi condotte sembra che il deposito archeologico sia costituito anfore del tipo greco-italiche. La lettura analitica del materiale recuperato, con relativa produzione di documentazione, dovrà confluire in un GIS “intra site” realizzato ad hoc, mentre i confronti con altri depositi archeologici dovranno essere organizzati a partire dai dati disponibili ed eventuali analisi degli impasti ceramici, nonché indagini mirate.
Obiettivo principale della ricerca è la raccolta dei dati acquisiti fino a oggi sul carico del relitto, finalizzata sia a uno studio puntuale di quest’area archeologica sommersa, sia inserendola nel più grande quadro del commercio trasmarino del mondo romano. Particolare riguardo sarà quindi dato ai legami tra il sito offshore e gli altri relitti di epoca romana, ciò al fine di individuare le principali rotte commerciali e la portualità in questo quadrante del mare Adriatico.
Attività svolte e in programma
È stato avviato lo studio dei materiali recuperati dal relitto Grado 2, sia quelli temporaneamente presenti nel laboratorio di Archeologia delle Acque del Dium, sia quelli custoditi nei depositi della Soprintendenza ad Aquileia. In particolare, oltre alla canonica documentazione fotografica e grafica, si è provveduto a realizzare anche a un rilievo 3D dei principali reperti diagnostici. Lo studio del più vasto contesto storico-archeologico ha richiesto la raccolta di tutto il materiale edito procedendo a un accurato e capillare spoglio bibliografico, mentre per le informazioni inedite si è ricorso agli archivi regionali degli Enti di tutela.
L’attività sul campo si è concentrata su due nuovi relitti. Il primo, denominato Grado 5, si trova a circa 700 metri dal lungomare di Grado e grazie alla prima indagine condotta è stato possibile individuare e rilevare una porzione di fiancata di una nave costruita con la tecnica a mortase e tenoni, il cui naufragio in base al materiale osservato (Lamboglia 2 arcaico) può essere collocato tra fine II e inizio I secoli a.C. Il secondo relitto si trova invece all’interno della Laguna di Grado a poche decine di metri a sud dell’isola della Pampagnola. Qui, dalla sponda del canale “litoranea veneta” è stato osservato e rilevato un allineamento di oltre dieci metri di madieri e tavole di fasciame assemblate sempre con la tecnica a mortase e tenoni. In assenza di scavo per determinare la cronologia del sito si è ricorsi alla datazione radiometrica che ha permesso di collocarlo nel III–IV d.C. Per la documentazione di entrambi i relitti, oltre a una serie di misure dirette di alcuni particolari costruttivi, ci si è avvalsi della tecnica di Computer Vision (Structure from Motion), che permette la costruzione di un modello tridimensionale partendo da una nuvola di pixel fotografici, in questo caso grazie all’uso del software Agisoft Metashape.
In regime di concessione le ricerche sono ancora in corso con l’obiettivo di proseguire lo studio di queste aree attraverso indagini geofisiche non invasive, quali il side scan sonar e multibeam, e la verifica diretta in acqua di eventuali anomalie. È inoltre previsto l’uso di Drone, sia per documentare le fasi della ricerca, che per individuare ulteriori anomalie nelle aree caratterizzate da un minor battente d’acqua.