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Antifascismo e Università: differenza e identità – di Simone Furlani

ELZEVIRO – 5 MARZO 2020

Antifascismo e Università: differenza e identità

di Simone Furlani 


“Elzeviro” è una nuova iniziativa dipartimentale, un esperimento che ha lo scopo di aumentare la circolazione delle idee e il confronto degli argomenti all’interno del Dipartimento. Non ci sarà periodicità, né scelta prefissata dei temi, purché di interesse generale: è una pagina bianca messa a disposizione di tutti, sulla quale possiamo tutti intervenire.
Le proposte di contributo devono essere inviate a: sitowebde.dium@uniud.it.

Antifascismo e università


Il 13 febbraio, all’Università di Torino, il FUAN – Azione universitaria organizza un volantinaggio a margine di un incontro organizzato dal Collettivo Universitario Autonomo e dedicato a fascismo, foibe e manipolazione della memoria. All’incontro partecipano Moni Ovadia e Stojan Spetič. Si verificano alcuni scontri che costringono la polizia a intervenire. Il 18 febbraio, il rettore Stefano Geuna annuncia l’intenzione di rendere obbligatoria la sottoscrizione, da parte delle organizzazioni studentesche, dell’impegno di rispettare i principi di democraticità, di libera partecipazione, di antifascismo, di antirazzismo e di antisessismo. Gli spazi dell’Università, quindi, verranno concessi soltanto alle associazioni che avranno sottoscritto questa dichiarazione. Bene. Ed è bene anche che i rappresentanti del FUAN abbiano affermato la propria disponibilità a sottoscriverla. Ma qual è o quale potrebbe essere, almeno nelle intenzioni, il significato di una tale dichiarazione di principi?

Crediamo che si tratti di distinguere bene tra presupposti e posizioni. I presupposti sono le condizioni che consentono un pieno e legittimo esercizio delle diverse posizioni e, anzi, di tutte le diverse posizioni. Non è così semplice come sembra, almeno per due ragioni. Innanzitutto perché questo intreccio tra presupposti e posizioni, tra tutto e parti, investe la natura stessa e i modi della rappresentanza, che deve articolarsi secondo una logica doppia. Ogni rappresentante (ogni posizione), anche se costitutivamente particolare, deve rappresentare anche l’universalità, la totalità dei rappresentanti, non solo la propria parte. In secondo luogo, perché questo si può fare soltanto riconoscendo ed esercitando quello che potremmo chiamare ‘principio della differenza’. Infatti è la differenza (e non l’identità o qualsivoglia elemento identitario) che consente di concepire e tenere assieme la totalità, ovvero di non trascurare il piano dei presupposti. È la differenza, e la conseguente consapevolezza della natura non originaria, bensì relativa e derivata di ogni identità, che garantisce la distinzione e il rapporto tra le parti. Poiché distinguendo tiene assieme, la differenza assicura un riconoscimento preliminare tra le parti che il privilegio dell’identità rende molto più difficile.

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