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7 Giugno 2022

Il più antico verso della poesia italiana

Vittorio Formentin e Antonio Ciaralli hanno identificato l'inizio di un componimento in lingua italoromanza trascritto tra IX e X secolo su un manoscritto di Würzburg

"Fui eo, madre, in civitate, vidi onesti iovene": queste parole, annotate probabilmente a memoria da un monaco a margine di un manoscritto attualmente conservato in Germania, rappresentano il verso iniziale di una chanson de femme – una delle forme assunte dall'antica lirica popolare romanza nella quale il canto era intonato da una giovane innamorata. Questa recente scoperta, che si deve alle ricerche condotte da Vittorio Formentin e Antonio Ciaralli, offre un prezioso contributo alla ricostruzione di quello che dev'essere stato il prototipo altomedievale della lirica romanza, la cui genesi è controversa a causa della mancanza di testi superstiti.

La riflessione dei filologi sul problema aveva finito per orientarsi su due direttrici principali, rappresentate dalle posizioni di Alfred Jeanroy e Ramón Menéndez Pidal. Pur divergendo per alcuni aspetti, i due filologi concordavano nel porre il tipo lirico della chanson de femme nell'Alto Medioevo alla base degli sviluppi futuri della lirica romanza. L'identificazione del verso di Würzburg rappresenta una conferma della bontà di questo assunto. In effetti, metrica, lessico e tema trovano riscontri letterali in molti componimenti romanzi del Basso Medioevo, in particolare nelle cantigas de amigo galego-portoghesi del XIII e XIV secolo, anticipandoli però di parecchio: la trascrizione sul manoscritto si data infatti tra il tardo IX e l’inizio del X secolo, e dimostra perciò l’esistenza di un comune serbatoio lirico protoromanzo.

Ulteriormente interessante è l'aspetto linguistico: l'uso del plurale asigmatico ("onesti iovene") in funzione di oggetto diretto dimostra che il verso è stato scritto in una varietà italoromanza. Questo lo rende al momento il più antico testo poetico appartenente alla tradizione letteraria italiana.