Università degli Studi di Udine

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Casa Solari

Casa Solari - sede DIUM

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Vicolo Florio, 4 – 33100 Udine
Telefono: +39 0432 556443

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La più antica notizia certa relativa a questa costruzione un po’ nascosta, collocata com’è in fondo ad una stradina all’ombra dell’imponente Palazzo Florio, si data al 1632. I fratelli Brandimarte e Francesco Belgrado, dopo aver servito in qualità di capitani di Udine contro l’imperatore nella Guerra del MonferratoG.F. Palladio degli Olivi, Historie della provincia del Friuli, vol. II, Udine 1660, 289 d. , erano da poco tornati in città quando decisero di cedere alla famiglia CoronellaA pagina 1 della Relazione generale del progetto esecutivo per la manutenzione straordinaria di un edificio sito in Vicolo Florio, redatta dagli architetti Federico Toso e Christiano Sacha Fornaciari, la dinamica della transazione viene fraintesa: i Belgrado in questo caso sono di certo la parte che vende, i Coronella quella che acquista e Antonio Mattioli, erroneamente interpretato come l’acquirente, era in realtà il notaio che registrò la compravendita, come si evince dal dettato stesso del della Porta (cfr. V. Masutti [ed.], Memorie su le antiche case di Udine di Giovanni Battista della Porta, vol. I, Udine 1987, s.v.  913, edizione digitalizzata a cura di A. Frangipane), che menziona un “instrumento” – cioè appunto un documento notarile – scritto di suo pugno.  la proprietà di una casa “con corte et horto” situata in Contrada FloriaNel suo manoscritto, della Porta aggiunge l’ulteriore citazione di un “horto” passato dai Belgrado ai Coronella, che nel 1643 si trovava dietro la casa di questi ultimi. Tuttavia questo giardino è collocato non nella contrada Floria, come ci aspetteremmo, bensì nell’androna Torsa, “già detta Porta di Santa Maria”, altro nome della Porta Torriani (vedi Memorie su le antiche case di Udine, s.v. 913). Indubbiamente la ricorrenza onomastica delle famiglie coinvolte e l’altrettanto ricorrente menzione di un horto, che in entrambi i casi si trovava non lontano dalle mura cittadine, ha indotto non solo il della Porta, ma anche la Masutti e la Frangipane a credere nell’identificazione tra questo giardino e quello pertinente a Casa Solari. Tuttavia l’esplicito riferimento alla contrada di S. Maria (corrispondente all’incirca alle attuali via Marinoni e via Zanon) mi porta a pensare che si tratti piuttosto di un’altra proprietà che i Coronella avevano acquisito dai Belgrado. Questo sospetto trova ulteriore conferma nella menzione dei vicini del suddetto horto, tra i quali vengono annoverati gli Arrigoni – che negli anni in questione non risultano affatto radicati nelle vicinanze della chiesa di San Cristoforo, quanto appunto nell’isolato a ridosso della Porta Torriani, cfr. G.B. della Porta, Memorie su le antiche case di Udine, s.v. 704., tra la stalla dei nobili signori da cui la via prendeva il nome e il giardino del conte Giulio Del Torso. 

Carta Lavagnolo

La posizione dell’edificio (evidenziato in rosso) rispetto all’attuale Palazzo Florio (914) e alla chiesa di S. Cristoforo nella mappa del Lavagnolo (1843–1850).

I nuovi padroni, tuttavia, mantennero il possesso dell’edificio solo per una ventina d’anni. Il 5 luglio 1657 esso fu venduto a Gio Batta Mantica, cavaliere del Senato e deputato di Udine, e rimase nelle mani dell’illustre famiglia per oltre un secolo: in quest’arco di tempo la sua struttura non andò a modificarsi più di tanto nella sostanza – ancora nel 1774 veniva descritto come un complesso con casa, corte e giardino, arricchito forse solo dall’aggiunta di una rimessa. Ad essere cambiato era però il panorama tutto attorno: i Florio, che già possedevano varie strutture sul versante opposto della viaIvi, s.v. 914, oltre che una stalla confinante con il nostro immobile, erano riusciti ad aggiudicarsi anche alcuni dei terreni che in precedenza erano stati dei Del Torso, sicché la loro proprietà lambiva ormai la casa a Nord, a Est e a Ovest. Non sorprende quindi che, quando i Mantica decisero di vendere per trasferirsi nei pressi del Duomo, i 5500 ducati necessari per l’acquisto siano stati offerti proprio dai Florio (25 settembre 1782)Ivi, s.v. 913..

La casa, ormai parte integrante del patrimonio familiare, venne destinata alla locazione. Nelle carte si susseguono nomi di inquilini purtroppo altrimenti ignoti, tra i quali un tale Niccolò de Marco (nel 1801)Ibid. e il valigiaio (“bolzaro”) Giovanni Ferirlo (nel 1809)Ibid.

Di modifiche strutturali non si hanno notizie esplicite; si può tuttavia stimare che, attorno agli anni ’20 dello scorso secoloVedi la Relazione generale (cfr. n. 1), 1: “L’odierna configurazione dell’edificio risale ad una radicale risistemazione realizzata con ogni probabilità negli anni venti del novecento”., si sia deciso di commissionare una risistemazione che mutò radicalmente la configurazione dello stabile, trasformandolo nel palazzo che (salvo che per alcuni interventi recentissimi) ancora oggi possiamo ammirare: due costruzioni adiacenti, ma originariamente separateIbid.: “È interessante notare che questo corpo era originariamente formato da due costruzioni distinte: la prima corrispondente agli ingressi dei civici numeri 4 e 4b e la seconda agli ingressi dei numeri 4a, 6 e 8. Tale separazione si evince in primo luogo dalla leggera piegatura del prospetto principale, particolarmente evidente in planimetria, nonché dalla diversa struttura del tetto e dai diversi livelli, che ancora oggi permangono, dei solai di piano”., furono incorporate per realizzarne il corpo principale, che si innalzava su tre piani (più solaio e vano interrato) e che era collegato internamente ad un ulteriore corpo secondario, probabilmente una cappella privata convertita in locali per la servitù. Tramite un sottoportico laterale a quattro archi (attualmente chiusoIvi, 3.) si poteva raggiungere il cortiletto, dotato di una pertinenza destinata ad uso di liscivaia. 

Porticato interno

Il porticato e il cortile interno oggi. In fondo, l'accesso all'ex-lavanderia.

Ai due piani superiori, al contrario, si accedeva per mezzo un ingresso indipendenteIvi, 1–2., e ogni livello ospitava un nucleo abitativo a sé stante.
Tale suddivisione interna permise ai Florio di differenziare le destinazioni d’uso della proprietà. Il pianterreno, più aperto sulla strada, fu dunque deputato a ospitare attività commerciali e “gaudenti” – nel 1940 era frequentato dagli avventori dell’osteria Al MontenegrinoG.B. della Porta, Memorie su le antiche case di Udine, s.v. 913. Lucia Burello (Osterie dentro le mura in Udine tra il Quattrocento e i giorni nostri, Monfalcone 1998, 101–102) vi identifica anche la sede dell’osteria (e più tardi ristorante) Florio, locale nel quale era possibile degustare il vino prodotto dagli stessi conti e che negli anni ’30 fu un vivace ritrovo per molti personaggi del microcosmo culturale udinese, tra i quali il poeta Enrico Fruch. Secondo la sua ricostruzione, il ristorante avrebbe lasciato il posto negli anni ’40 alla nuova osteria Al Montenegrino. Non è chiaro, in realtà, su quali basi ella proponga tale identificazione, perché nel suo lavoro mancano riferimenti specifici. In vicolo Florio, del resto, nel medesimo arco di tempo ci fu di certo almeno un’altra osteria, al numero civico 1 – ricavata cioè in un locale appartenente al palazzo omonimo (la stessa Burello ne dà notizia a pagina 167). Mario Quargnolo permette di risolvere l’enigma: grazie ad una foto d’epoca che ritrae l’osteria/ristorante Florio (Caffè e osterie di Udine, 90) è possibile riconoscere nel locale con arco e soffitto con travi a vista l’attuale Sala Florio – e escludere di conseguenza ogni legame con Casa Solari.; i locali ai piani superiori, invece, restavano più defilati e quindi più adatti all’uso abitativo. Proprio in uno di questi, nel secondo dopoguerraNon si conosce la data esatta del loro ingresso, ma fino alla fine della guerra Fermo rimase di certo a Milano, si veda M. Tosoni (cur.), Fermo Solari. Essere di sinistra, Udine 1993, XXXVI–XXXVII., si trasferirono i coniugi Bianca e Fermo Solari.

Discendenti da stirpi ben radicate in Friuli – di eroici combattenti e patrioti leiSi veda sull’argomento il volume Tra storia e memoria. Immagini e documenti raccolti da B. Marini Solari, pubblicato dalla stessa nel 1990., di mastri orologiai luiLa premiata fabbrica di orologi Fratelli Solari – Pesariis (Udine) risulta fondata nel 1725, si veda M. Tosoni (cur.), Fermo Solari. Dirigente della Resistenza, uomo politico, industriale friulano, Udine 1988, 13–17, soprattutto 15.–, avevano partecipato in primissima linea alla lotta antifascistaBianca fu staffetta partigiana, Fermo ricoprì l’incarico di comandante del C.V.L. dal novembre ’44 fino alla Liberazione, si veda ivi, X; M. Tosoni, Fermo Solari. Essere di sinistra, XXXVI–XXXVII.. La fine del conflitto non aveva però estinto la loro sete di giustizia sociale, e ciò li spinse a mantenere un profilo attivo anche e soprattutto nella fase di costruzione della nuova Italia repubblicana, e su più livelli. Sul fronte politico, Fermo, prima membro della Consulta Nazionale, più tardi Senatore nelle liste del PSI, si batté impetuosamente per promuovere non solo l’autonomia territoriale friulana, presupposto indispensabile per un rilancio economico di una regione emarginata e impaludata nell’arretratezzaSi veda il discorso "Decentramento economico, autonomia territoriale", in M. Tosoni, Fermo Solari. Essere di sinistra, 38–52., ma, più in generale, la cosiddetta “terza via” tra il liberismo puro e il socialismo sovietico – un sistema cioè che potesse difendere la libera iniziativa economica e tutelare però al contempo i più deboli attraverso un’equa ripartizione della ricchezzaVedi l’opuscolo "Per una democrazia socializzata", in M. Tosoni, Fermo Solari. Essere di sinistra, 5–21.

Non che il suo impegno si limitasse alle parole tuonate da uno scranno: marito e moglie si prodigarono concretamente per realizzare quell’equità sociale nella quale credevano con tanta fermezza. La comunità udinese tutta (e non solo) trasse un beneficio immenso dalla loro generosità, ricevendo in dono opere d’arte e attrezzature per la Biblioteca Comunale, l’Università e le scuole pubbliche. Agli studenti meritevoli vennero offerte borse di studioM. Tosoni, Fermo Solari. Dirigente della Resistenza, uomo politico, industriale friulano, XVI; si vedano anche gli articoli "Compie 101 anni Bianca Marini, vedova del senatore Solari", apparso sul Messaggero Veneto del 25 gennaio 2010, 8, e "Cordoglio della città per la morte di Bianca Marini Solari", di A. Ceschia, apparso sul Messaggero Veneto del 23 febbraio 2013, 22.; ai dipendenti della ditta omonima la distribuzione gratuita di azioni privilegiateM. Robiony, F. Bof, Il tempo di Solari, Udine 2014, 35–37. e l’istituzione di una fondazione con l’obiettivo di impiegare i frutti degli interessi maturati sul capitale per iniziative in loro favoreM. Tosoni, Fermo Solari. Dirigente della Resistenza, uomo politico, industriale friulano, XVI–XVII..

E proprio la ditta R. Solari & Co. (oggi Solari di Udine) rappresenta un ulteriore fiore all’occhiello: nata nel 1948, prosperata grazie alla combinazione vincente tra il multiforme ingegno del fratello Remigio e le abilità imprenditoriali di Fermo, l’azienda diventò ben presto – e rimane tutt’ora – un’eccellenza a livello mondiale nella produzione di orologi a palette, pannelli e teleindicatori. A fare la differenza fu non solo l’altissima qualità dei prodotti, ma anche la cura della loro estetica. Questo concorso tra funzionalità e bellezza portò l’azienda a guadagnarsi riconoscimenti prestigiosi, sia formali (due Compassi d’oro, nel 1956 e nel 1962, il premio Mercurio d’oro nel 1963, l’inclusione del modello Cifra 3 nella collezione permanente del MoMA a partire dal 1967Ivi, 38–43.) sia forse meno convenzionali, ma non per questo meno lusinghieri: i fan di Tom Hanks e di Steven Spielberg, ad esempio, avranno probabilmente notato come molte scene della commedia The Terminal mostrino sullo sfondo tabelloni aeroportuali recanti il logo Solari, che il regista volle montare sul setIvi, 154..

Un impegno accorato profuso in così tanti ambiti – da quello politico e civile, a quello culturale, passando per quello imprenditoriale e sociale – e risultati tanto eclatanti non potevano restare ignorati. Nel 1963 Fermo Solari ricevette la massima onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica ItalianaIvi, XVI–XVII; M. Tosoni, Fermo Solari. Essere di sinistra, XXVIII..
Rimasta vedova nel 1988, Bianca non abbandonò la casa se non in seguito all’acquisizione dello stabile da parte dell’Università. L’affetto per quell’angolo di Udine restò però tanto forte da portarla più volte a tornarci, a bordo della sua piccola auto, per incontrare gli amici di sempre e continuare le amate discussioni con gli studentiVedi la testimonianza riportata nella lettera "L’università le dedichi quel palazzetto", firmata da Marina De Paoli, Anna Pellegrino e Silvana Schiavi Fachin e apparsa sul Messaggero Veneto del 23 febbraio 2013, 22..

In omaggio a questo legame e in ossequio alla statura intellettuale e morale di questi ultimi, illustri inquilini, che con tanta dedizione promossero una visione democratica, progressista ed egualitaria di una società“Voglio finire da partigiano, perché è da partigiano che vi sto scrivendo: malgrado tutto, io sono certo che la stragrande maggioranza dei giovani è convinta – e deve essere convinta – che la lotta per la democrazia e per la giustizia sociale si combatte giorno per giorno, con le armi pacifiche del confronto, ma anche con la chiara, inequivoca contrapposizione con chi frena il progresso, conservando privilegi che ripugnano alla coscienza civile, e chi invece sente che è profondamente giusto battersi per una effettiva giustizia sociale, per un mondo di pace e libertà”, dallo scritto "Da un vecchio friulano ai suoi giovani conterranei", in M. Tosoni, Fermo Solari. Dirigente della Resistenza, uomo politico, industriale friulano, XXIV. (italiana e già europea)Si veda l’opuscolo "Per una democrazia socializzata", in M. Tosoni, Fermo Solari. Essere di sinistra, 20–21. basata in primis sul valore della cultura, l’Università degli Studi di Udine ha deciso di ribattezzare l’edificio, già noto come “Caiselli-bis”, col nome “Casa Solari”.

Oggi lo stabile ospita, oltre che gli studi di alcuni docenti del DIUM, le aule Limen e Ipno del Digital Storytelling Lab – Laboratorio della Narrazione digitale e multimediale.

Testo di Sara Marmai, Ph.D. candidate in Papirologia presso la Universität Trier.