Da virus a virus – di Andrea Tabarroni
Insights
ELZEVIRO – 12 MARZO 2020
Da virus a virus
di Andrea Tabarroni
Ogni tanto gli scienziati si chiedono se un virus sia un essere vivente. Dipende da cosa si intende per essere vivente. Se si guarda alla capacità autonoma di nutrirsi, di riprodursi e così via, allora i virus sembrano rimanere al di fuori della sfera del vivente, perché dipendono da una cellula ospite per ogni loro funzione biomolecolare. Ma la vita può essere vista anche come proprietà emergente di un sistema complesso, i cui singoli componenti possono essere non viventi. Così funzionano i virus: non sono proprio vivi, ma certamente fanno parte di sistemi viventi complessi e sono in grado di condizionare (e di cancellare) la vita degli organismi che li ospitano. Fanno parte della vita e hanno contribuito a diffonderla su questo pianeta, favorendo il processo della mutazione genetica.
A ben vedere anche la nostra mente funziona allo stesso modo. Difficile sostenere che i nostri pensieri abbiano una vita autonoma; certamente hanno bisogno di un organismo che li ospita (una rete neurale fatta di cellule nervose o di circuiti elettronici). Eppure essi condizionano la nostra vita, la rendono possibile (e a volte impossibile).
E allora da «virus pensanti», abituati ad agire soprattutto con la mente e sulla mente, dobbiamo confrontarci con questo nuovo e invadente concorrente facendo ciò che siamo stati accuratamente selezionati a fare nel corso dei millenni: pensare, studiare, ricercare, in primo luogo su noi stessi. L’impatto più forte sul nostro lavoro universitario è sin qui consistito nell’introduzione generalizzata della didattica a distanza. Ecco un punto di partenza per stimolare la riflessione su questo cambiamento: G.M. Gallerani, La didattica universitaria al tempo dell’emergenza («Le parole e le cose2»).
Foto di David Matos
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