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13 Febbraio 2020

Porzûs. L'eccidio 75 anni dopo

Andrea Zannini ripercorre la genesi e le implicazioni del tragico episodio in tre puntate pubblicate dal Messaggero Veneto

Porzus

Il 7 febbraio di settantacinque anni fa un manipolo di partigiani – per lo più militanti del GAP – salivano alle malghe del pianoro di Topli Uork, sopra Attimis. Era il primo atto dell'eccidio di Porzûs, uno degli episodi più torbidi e controversi della storia della guerra di Liberazione.
Se l'uccisione dei partigiani della Brigata Osoppo è una vicenda tragicamente ben nota, molto meno lo sono altre questioni che hanno portato alla loro morte – dai mandanti effettivi ai rapporti (presunti o meno) tra gli osovani e alcuni collaborazionisti, senza dimenticare il peso che, in tutto questo, ebbero le strategie per il controllo di un'area di confine.

Andrea Zannini, docente di Storia moderna presso il DIUM, ricostruisce la vicenda in tre contributi, pubblicati dal Messaggero Veneto, che partono dalla controffensiva nazi-fascista dell'autunno 1944 e si spingono ben oltre i limiti cronologici propri dell'episodio, analizzando anche il lungo "dopo-Porzûs", con il suo strascico di polemiche, inchieste e processi, e soprattutto il ruolo che l'evento giocò e gioca nella storiografia della Resistenza.