Junior Specialist - arte moderna e contemporanea (casa d'aste)
Sbocchi professionali
Elena Pasqualini
Junior Specialist -Arte Moderna e Contemporanea (casa d'aste)
Laureata in Storia dell'arte e conservazione dei Beni artistici e architettonici
Università degli Studi di Udine
Elena Pasqualini
Junior Specialist -Arte Moderna e Contemporanea (casa d'aste)
Laureata in Storia dell'arte e conservazione dei Beni artistici e architettonici
Università degli Studi di Udine
Mi chiamo Elena Pasqualini, ho conseguito la laurea magistrale in Storia dell'arte e conservazione dei beni artistici e architettonici presso l'Università degli Studi di Udine, e attualmente sono Junior Specialist nel Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea de Il Ponte Casa d'aste, a Milano.
L'Intervista
Cosa L’ha portata a scegliere gli studi umanistici?
Credo che la mia fortuna più grande sia stata quella di essere prima una bambina e poi una persona curiosa. Curiosa di sapere, curiosa di imparare, curiosa di scoprire cose nuove. Sapere chi siamo e da dove proveniamo, e quindi conoscere in primis la storia.
La mia seconda fortuna probabilmente è stata quella di avere due nonni insegnanti rispettivamente di Storia e filosofia e Italiano e latino. Da piccola non passavo i pomeriggi davanti alla televisione, ma a farmi raccontare storie e a giocare a palla e a nascondino.
Mi piace pensare quindi che praticare lo sport agonistico e il desiderio di "ricerca" abbiano piano piano forgiato il mio carattere. Tenacia, costanza, sacrificio, spirito di squadra, ma anche sete di conoscenza e voglia di raggiungere i propri obiettivi.
La scelta universitaria è venuta di conseguenza e direi da sé.
Ha mai effettuato soggiorni all’estero nell’ambito della Sua formazione universitaria?
Nel 2007 ho partecipato ad un concorso interno all'Università per svolgere un periodo di studio all'estero e grazie alla borsa di studio Erasmus (e all'aiuto economico dei miei genitori) ho vissuto a Madrid 11 mesi. Ricordo ancora che il giorno in cui sono uscite le graduatorie ero un po' titubante. Poi si è rivelata essere una delle più belle esperienze della mia vita. I nove mesi di borsa di studio presso l'Universidad Complutense, presto diventarono undici in quanto - essendo all'ultimo anno del percorso triennale - decisi di svolgere la tesi all'estero. L'argomento fu un caso studio sull'ampliamento del Museo del Prado realizzato da Rafael Moneo e inaugurato proprio in quell'anno.
Riuscii ad intervistare il vicedirettore del museo, Gabriele Finaldi (ora attuale direttore della National Gallery di Londra), mi laureai nel novembre 2008 e qualche mese più tardi ero di nuovo a Madrid con una nuova borsa di studio - questa volta il Progetto Leonardo da Vinci e la scelta della tesi quantomai azzeccata, mi diedero la possibilità di svolgere un periodo di tirocinio retribuito proprio presso il Museo del Prado.
Queste esperienze mi aprirono poi le porte a tutto ciò che venne poi: una borsa presso il Ministero degli Affari Esteri nella Collezione d'arte Contemporanea della Farnesina, e quindi Christie's e poi Sotheby's Milano…
Che ruolo ha avuto la formazione umanistica nella professione che ha svolto?
La mia formazione universitaria è stata sicuramente corretta per il mio attuale lavoro. Ho molti colleghi che provengono da corsi di studio diversi, più orientati al lato economico, e certamente altrettanto formativi e interessanti, ma non mi pento di ciò che ho scelto ormai parecchi anni fa - innanzitutto perché ho optato per quel percorso che mi dava modo di conoscere al meglio l'evoluzione dell'arte nel corso dei secoli, poi perché nel mio cammino ho incontrato quelli che io definisco buoni "maestri", e anche questa è stata sicuramente una grande fortuna. Una su tutti all'interno dell'Università, la professoressa Linda Borean. I corsi di Storia dell'arte moderna, Museologia e infine Storia del collezionismo sono stati per me illuminanti. Ricerca, investigazione, cura ai dettagli più minuziosi e infinita passione. Una rarità, trasmessa e colta con entusiasmo.
Oggi, nel valutare e nel valorizzare nel mio quotidiano un'opera d'arte moderna o contemporanea, devo prendere in considerazione molteplici fattori. Non basta semplicemente analizzare su portali come Artnet o Artprice i risultati di opere simili passate in asta e farne una media. Per dare una stima corretta e fare un buon lavoro devo andare a ricostruire la storia dell'opera, capire la provenienza, cercare le eventuali esposizioni e la migliore bibliografia possibile, interfacciarmi con archivi o fondazioni, valutare lo stato conservativo...
Ritiene che gli studi umanistici possano aprire la strada a diversi percorsi professionali?
È un dato di fatto che stiamo vivendo in un’epoca storica in cui si incoraggiano apertamente formazioni specialistiche in campi tecnico-scientifici e non si perde occasione per denigrare gli studi e il sapere umanistico. Si sente sempre più la frase “con la cultura non si mangia” e personalmente non mi sento di difendere a spada tratta e con il paraocchi le scelte universitarie umanistiche. Probabilmente è vero che si possa ottenere un maggiore guadagno e avere maggiori possibilità di occupazione in altri settori. Ma è altrettanto vero che gli studi umanistici possano aprire la strada a diversi percorsi professionali. La cosa fondamentale è che non siano studi di “parcheggio”. È troppo facile arrendersi e sostenere che non si trovi lavoro. Sono fermamente convinta che la differenza la facciano le motivazioni, la tenacia nel raggiungere il proprio obiettivo, il coraggio di cambiare e di spostarsi magari in un’altra regione o addirittura all’estero. È vero che non è facile, ma dipende tantissimo da noi.
Cosa direbbe ad un giovane che si sta orientando tra i diversi percorsi di studio?
Direi di riflettere a lungo. La scelta universitaria è ben diversa da quella degli studi precedenti. Si tratta del futuro che una persona vuole andare a costruirsi. Il mio consiglio è quello di prendersi del tempo e di fermarsi a pensare. Le scelte di passione e di cuore possono andare bene, ma senza perdere di vista la realtà. A vent’anni è giusto sognare, ma tenendo sempre un piede per terra. Quello che poi è importante è decidere di fare ciò che piace, perché le scelte “imposte” in famiglia o a tavolino alla lunga non sempre si rivelano le migliori. Ho sentito tante storie di ragazzi che hanno poi cambiato corso a distanza di anni, che non riuscivano a dare esami e si “perdevano”, o addirittura di persone che dopo aver raggiunto una determinata posizione, non reggevano l’ansia e la pressione e poi mollavano tutto perché non era ciò che volevano realmente. Ciò che si sceglie quasi certamente sarà la chiave degli anni a venire e bisogna averne cura perché così facendo si ha cura di se stessi.
Quello che mi sento di consigliare poi, in qualsiasi ambito universitario, è di abbinare il prima possibile allo studio, esperienze lavorative di tirocinio o internship all’estero. Queste, oltre ad essere importanti per il curriculum – il che non è poco, perchè posso garantire che fa la differenza riceverne uno con solo la descrizione delle lauree e uno con già 2/3 esperienze lavorative – sono fondamentali perché permettono di capire fin da subito se piace lavorare in un determinato ambiente o meno. Una volta capito, bisogna semplicemente volersi bene. Tirare fuori il carattere e non avere rimpianti. Fare un lavoro che rende felici è veramente “tanto”.